Accogliere è… “Assumersi la responsabilità dello sguardo altrui”

24 Agosto 2024
© Gabriele Poeta/RN24/AGESCI

Felici di… accogliere: perché? Diverse possono essere le motivazioni che ci spingono a essere aperti agli altri, le maggiori possono essere la sensazione di non bastare a noi stessi,  il bisogno di condividere  con  gli altri le nostre esperienze e le emozioni che il vivere ci suscita oppure  la bellezza di provare  gioia nel vedere le persone rinascere.

Con queste riflessioni si è conclusa la tavola rotonda che affrontava la tematica dell’accoglienza a 360 gradi, come ha spiegato il Vescovo di Rimini, Monsignor Nicolò Anselmi.

Ad aprire la tavola rotonda è intervenuto invece il professor Eraldo Affinati, presentando il suo progetto per accogliere gli immigrati: “Penny Wirton”, la scuola che lui e sua moglie hanno deciso di aprire per dare modo agli immigrati di essere accolti e inseriti nel nuovo contesto. L’istituto infatti non e la solita scuola fatta di voti e interrogazioni, ma una scuola “atipica” nella quale si pone l’accento sulle somiglianze e non sulle differenze, poiché abbiamo molto che ci accomuna e riconoscere questo accorcia le distanze. 

Gli educatori devono essere consapevoli che ci vuole tempo e pazienza per poter raggiungere l’integrazione anche se a volte l’obiettivo può sembrare lontano.

Accogliere è lasciarsi toccare dall’altro, riconoscerne la bellezza e imparare a dire grazie. Perché solo insieme possiamo sperimentare la gioia. L’ accoglienza caratterizza anche il progetto di una teologia dal Mediterraneo di cui ha parlato la professoressa Giuseppina De Simone. Una teologia che teologi e teologhe delle cinque sponde del Mediterraneo vorrebbero provare a costruire insieme, accogliendo le provocazioni che vengono da questo contesto così particolare.

Il sogno è quello di una teologia che contribuisca a rendere il Mediterraneo un mare di pace e di fraternità.

Accogliere richiede che sia riconosciuta l’unicità di ciascuno, di ogni popolo, di ogni cultura. Abbiamo bisogno di imparare ad accogliere, ma anche di lasciarci accogliere. Perché forse è questa la cosa più difficile. L’indifferenza e l’atomizzazione sono le grandi sfide alle quali rispondere. 

Fragile umanità: relazionarsi con cura

23 Agosto 2024

Don Rito Alvarez e Graziano Delrio parlano della loro esperienza: interconnessioni tra politica e accoglienza

© Gianluca Ermanno/RN24/AGESCI

Il primo appuntamento di “Sguardi” durante RN24 si tiene al Teatro Ristori di Verona, in pieno centro storico, e vede dialogare con la platea di oltre 500 capo e capi, Graziano Delrio, già Ministro e Sindaco di Reggio Emilia, e don Rito Alvarez, parroco di Ventimiglia che, proveniente dalla Colombia, svolge la sua missione sacerdotale accogliendo i migranti al confine con la Francia e, allo stesso tempo, promuovendo e sostenendo un’associazione da lui creata per combattere nel suo territorio di provenienza, il Catatumbo, il fenomeno dei bambini sfruttati per la produzione della cocaina.

Dal 2007 la Fundacion Oasis de Amor y Paz aiuta a uscire dalla miseria e dalla povertà i bambini di quella zona della Colombia e negli ultimi anni, accoglie anche profughi venezuelani. A Ventimiglia, grazie anche al servizio dei Gruppi scout che si avvicendano sul territorio, aiuta e sostiene i molti migranti che cercano di passare il confine attraverso il “sentiero della morte” e che sono costretti a sostare in città. A questo proposito, possiamo parlare di una vera e propria interconnessione che collega gli aspetti umani e dell’accoglienza con gli aspetti politici e di gestione del territorio.

Graziano Delrio ci esorta a non disperdere le esperienze fatte nel periodo della pandemia, momento che ci ha fatto capire quanto siamo fragili e quanto siamo collegati gli uni agli altri. Perciò una città non può essere felice se è troppo diseguale, per questo la politica deve facilitare la connessione tra le persone e aumentarne la capacità di relazione.

Investire nell’istruzione, nelle pubbliche piazze, nelle biblioteche di quartiere e in tutti gli strumenti che possono accrescere e sviluppare la cultura e l’istruzione delle persone è dunque utile per arricchire la società intera e combattere la paura e i timori che allontanano le persone tra loro, vedendo le diversità come un ostacolo e non come una risorsa. La parola chiave è: cooperare. Solo così, anche a livello sovranazionale, grazie a una visione che cerchi il bene comune invece del particolare interesse sarà possibile uscire dai problemi insieme.

Felice di accogliere se…

23 Agosto 2024

Accogliere arricchisce, le relazioni ci completano

© Virgilio Lorenzo Politi/RN24/AGESCI

Nella nostra Associazione, il concetto di accoglienza è stato oggetto di discussione della tavola rotonda “Tutto ciò che è altro da me. Come accogliere la diversità e farle diventare ricchezza: diverse abilità, diversità di religione, diversità di generazioni…” e ha trovato la sua sintesi nelle Linee guida sul tema dell’accoglienza, del dialogo interreligioso e multiculturale (clicca qui per consultare il documento).

Ad Arena24 ci interroghiamo sul tema per cogliere nuove sfumature. Grazie a don Fabio Corrazzina, al fumettista Martoz e Paolo Carboni abbiamo esaminato le nuove sfide che AGESCI deve affrontare riguardo all’accoglienza dell’altro e del diverso. 

Accogliere implica sempre una dimensione di reciprocità e coraggio, poiché è un atto che richiede la presenza di almeno due persone. Solo aprendo il nostro spazio all’altro possiamo generare felicità.

Questo è il primo passo verso una vera accoglienza, che deve essere sostenuta dalla giusta preparazione e dagli strumenti adeguati. Accogliere non è solo un bene in sé, ma ci arricchisce, rendendoci consapevoli che attraverso le relazioni ci completiamo reciprocamente. L’accoglienza, quindi, diventa un’esperienza trasformativa che abbraccia tutte le sue dimensioni, promuovendo un ambiente di condivisione, scambio e crescita.