Fragile umanità: relazionarsi con cura

23 Agosto 2024

Don Rito Alvarez e Graziano Delrio parlano della loro esperienza: interconnessioni tra politica e accoglienza

© Gianluca Ermanno/RN24/AGESCI

Il primo appuntamento di “Sguardi” durante RN24 si tiene al Teatro Ristori di Verona, in pieno centro storico, e vede dialogare con la platea di oltre 500 capo e capi, Graziano Delrio, già Ministro e Sindaco di Reggio Emilia, e don Rito Alvarez, parroco di Ventimiglia che, proveniente dalla Colombia, svolge la sua missione sacerdotale accogliendo i migranti al confine con la Francia e, allo stesso tempo, promuovendo e sostenendo un’associazione da lui creata per combattere nel suo territorio di provenienza, il Catatumbo, il fenomeno dei bambini sfruttati per la produzione della cocaina.

Dal 2007 la Fundacion Oasis de Amor y Paz aiuta a uscire dalla miseria e dalla povertà i bambini di quella zona della Colombia e negli ultimi anni, accoglie anche profughi venezuelani. A Ventimiglia, grazie anche al servizio dei Gruppi scout che si avvicendano sul territorio, aiuta e sostiene i molti migranti che cercano di passare il confine attraverso il “sentiero della morte” e che sono costretti a sostare in città. A questo proposito, possiamo parlare di una vera e propria interconnessione che collega gli aspetti umani e dell’accoglienza con gli aspetti politici e di gestione del territorio.

Graziano Delrio ci esorta a non disperdere le esperienze fatte nel periodo della pandemia, momento che ci ha fatto capire quanto siamo fragili e quanto siamo collegati gli uni agli altri. Perciò una città non può essere felice se è troppo diseguale, per questo la politica deve facilitare la connessione tra le persone e aumentarne la capacità di relazione.

Investire nell’istruzione, nelle pubbliche piazze, nelle biblioteche di quartiere e in tutti gli strumenti che possono accrescere e sviluppare la cultura e l’istruzione delle persone è dunque utile per arricchire la società intera e combattere la paura e i timori che allontanano le persone tra loro, vedendo le diversità come un ostacolo e non come una risorsa. La parola chiave è: cooperare. Solo così, anche a livello sovranazionale, grazie a una visione che cerchi il bene comune invece del particolare interesse sarà possibile uscire dai problemi insieme.