Quali modelli per una vita piena?
23 Agosto 2024Nella splendida cornice del Teatro Nuovo in piazzetta Navona, si è svolta la tavola rotonda “Felici di essere appassionati della comunità”, parte del modulo “Sguardi”, un evento che ha offerto a noi capi scout una profonda riflessione sulla vita comunitaria nel mondo di oggi.
Questo incontro ha esplorato cosa significhi vivere in comunità, come essa possa tenere uniti gli individui e dare significato alla vita di ciascuno, attraverso un dialogo intergenerazionale ricco di spunti e testimonianze.
Due figure di spicco, Gloria Mari, Consacrata dell’Ordo Virginum e geologa, e Sabino Chialà, priore della Comunità monastica di Bose, hanno condiviso la loro esperienza nella spiritualità comunitaria, offrendoci una visione attuale e profetica di questa dimensione.
Gloria Mari ha aperto l’incontro con una riflessione sulla “Laudato si’”, l’enciclica di Papa Francesco, evidenziando come la conversione ecologica non possa prescindere dalla dimensione spirituale e dal lavoro collettivo. Con il suo impegno al Centro Nocetum, situato nella Cascina Corte S. Giacomo di Milano sud, ha dimostrato come una comunità possa rinascere attraverso la solidarietà, la preghiera e l’azione concreta, trasformando un territorio abbandonato in un luogo di accoglienza e spiritualità.
Fratel Sabino ha invece raccontato il suo percorso all’interno della Comunità di Bose, sottolineando come la passione per la vita monastica sia nata dall’amore per le persone che vivono insieme nell’essenziale, alternando la preghiera al lavoro, la vita comunitaria a quella solitaria. Ha sottolineato l’importanza di ascoltare il creato e di vivere la spiritualità come un atteggiamento che permea ogni aspetto della vita quotidiana, non come un atto separato, ma come un filo che unisce tutte le nostre azioni.
Durante la tavola rotonda, i relatori hanno ribadito che vivere in comunità significa sapersi mettere all’ascolto degli altri con umiltà, riconoscendo che ciò che muove ogni azione è la dimensione spirituale. Questo ascolto e questa consapevolezza sono alla base di una buona relazione con gli altri e con il mondo che ci circonda. Anche quando siamo fisicamente distanti, il ricordo di essere parte di una comunità può offrire momenti di felicità.
L’incontro ha lasciato un messaggio importante: essere comunità significa coltivare relazioni autentiche, basate su un profondo radicamento spirituale e sull’impegno quotidiano a costruire, insieme, un mondo migliore per noi e per i giovani che ci sono affidati.