Responsabili, felici, noi!

25 Agosto 2024
© Matteo Bergamini/RN24/AGESCI

Di seguito l’intervento dei Presidenti del Comitato nazionale AGESCI alla cerimonia di chiusura di Arena24.

Signor Ministro Tajani, Sua Eminenza Cardinal Zuppi, Gentili Autorità, Gentili tutti. Carissime e carissimi,
è davvero una grande gioia incontrarci. È davvero una grande gioia riconoscerci: oggi non è solo la nostra uniforme a renderci simili. Sono i nostri occhi, appassionati e desiderosi di bellezza! Sono i nostri volti, segnati dalla fatica di questi giorni, ma soprattutto dai sorrisi, che sono fioriti più che mai. Sono le nostre mani, che si sono sporcate di entusiasmo, di avventura, di esperienza, di relazioni.

È la nostra forza, la forza dell’AGESCI: saper costruire il nostro futuro partendo dalle relazioni che naturalmente nascono sui nostri percorsi, dalla condivisione di obiettivi e pensieri che, messi tutti insieme, ci fanno guardare lontano e ci donano la possibilità di interrogarci sul presente e allo stesso tempo costruire il futuro, per noi, per le nostre ragazze e i nostri ragazzi.

È la nostra idea di felicità: non solo un obiettivo da perseguire, ma uno stile con cui affrontare il nostro cammino. In 50 anni di vita la nostra Associazione ha fatto crescere generazioni di donne e uomini meritevoli di fiducia perché capaci di fare del proprio meglio, felici perchè procurano felicità agli altri.

E per fare questo ogni giorno abbiamo ascoltato, camminato, osservato, spezzato il Pane e condiviso la Parola. Siamo stati Chiesa, ogni giorno. Lo saremo sempre più, con la consapevolezza del ruolo che come laici, insieme a tante altre associazioni e realtà, possiamo avere nella costruzione del Regno.

Arena24, l’evento che abbiamo vissuto in questi giorni, è stato un dono straordinario e una tappa fondamentale del percorso della nostra Route nazionale. Quando abbiamo iniziato a progettare il sogno della Route, avevamo in testa ben chiaro l’obiettivo di rendere le Comunità capi protagoniste, investendo ciascuna della responsabilità di progettare il proprio percorso. La risposta che abbiamo ricevuto ci ha davvero meravigliato, ma non sorpreso. Le azioni di felicità che ciascuna comunità capi ha realizzato ci hanno mostrato quanto entusiasmo anima i nostri gruppi, quanto è forte l’impatto della nostra Associazione sui territori, dai piccoli comuni alle grandi città, da Aosta a Siracusa. Grazie a tutte e tutti voi per la partecipazione e il coinvolgimento che avete dimostrato in questi giorni.

Abbiamo provato a interrogarci anche su quelli che abbiamo chiamato “gli irrinunciabili”: valori, idee, intuizioni che ogni comunità capi ritiene imprescindibile per la ricerca della felicità. Avete portato qui il vostro “irrinunciabile”, rendendolo protagonista delle Botteghe di Futuro. L’invito che facciamo oggi a ciascuna Comunità capi è quello di avere cura dei valori che avete scelto per il vostro percorso, approfondendoli all’interno dell’Associazione con la modalità che ci è propria, ovvero quella dei percorsi di confronto e condivisione, in tutti i luoghi di incontro che l’Associazione offre: Zone, Regioni, fino al Consiglio generale.

La speranza è che questi giorni insieme abbiano reso forte l’idea che la felicità è un diritto, ma non solo. La felicità è lavoro, ricerca, impegno, capacità di osservare, di analizzare noi stessi e ciò che ci circonda. Felicità è accogliere, è aprirci all’altro e proprio per questo è assunzione di responsabilità, di risposta a una chiamata grande che fa appello al nostro saper obbedire, nel senso etimologico che viene dal latino, ob audire, cioè “ascoltare verso”.

Il nostro impegno per la costruzione della felicità non dura il tempo di un evento: è la nostra missione di cristiani, e non prevede soste, non concede esitazioni. Siamo chiamati a rispondere di questa felicità, per sentirla ancora di più vibrare sotto la nostra pelle, per goderne ancora di più i frutti.

La felicità è un percorso faticoso, ciascuno lo ha sperimentato nella sua vita. Ma è una fatica che noi scout conosciamo bene: quella che ti fa raggiungere una vetta e poi, una volta arrivati in alto, ti fa guardare indietro, per contemplare la strada macinata, ma anche in avanti, per ammirare l’orizzonte. E, quando condivisa, questa fatica riesce a plasmare meravigliosi legami, relazioni significative e fondanti nella storia di ciascuno di noi.

È una fatica, quella verso la felicità, che non possiamo, che non vogliamo fare da soli: questi giorni dimostrano che l’AGESCI c’è, e ha voglia di scalare nuove vette, insieme.

Oggi l’AGESCI conta 182 mila soci. Non si tratta solo di un numero, ma rappresenta una sfida enorme, quella della partecipazione. Dal 1974, quando siamo nati, la società ha vissuto diverse rivoluzioni su questo tema. Come Associazione siamo fieri di poter dire che in questi 50 anni non abbiamo mai smesso di interrogarci su come assicurare e promuovere la partecipazione di tutti i nostri soci. Ma anche su quale può e deve essere il nostro ruolo nella società civile e nella Chiesa.

Lo dimostra anche la storia delle nostre route. La route nazionale di Bedonia del 1979 aveva al centro temi come l’evoluzione del laicato dopo il Concilio, la questione meridionale, la partecipazione politica, la nonviolenza e l’obiezione di coscienza. Facciamo un salto di 28 anni, andiamo alla Route dei Piani di Verteglia, Strade e Pensieri per domani. Nel 1997 parlavamo di tecnologia, legalità, educazione alla Pace, Europa, disuguaglianze. E arriviamo a oggi: qui a Verona abbiamo parlato di accoglienza, speranza, pace, cura condivisa, crisi climatica, giustizia sociale, migrazione, diversità, fragilità umana.

I protagonisti di questi dibattiti siamo stati tutti noi, rappresentanti di tutte le generazioni, in gran parte ragazzi tra i 20 e i 40 anni, quelli che spesso la società considera troppo giovani per partecipare alla vita politica e alla discussione pubblica.

Ma così non è, oggi i giovani chiedono di più. Nell’ultimo biennio, a livello europeo, l’impegno del volontariato nella popolazione generale mostra dati in flessione. I numeri relativi agli adolescenti, invece, sono in controtendenza: la quota di ragazzi tra i 14 e i 17 anni che ha svolto attività in questo tipo di associazioni è quasi raddoppiata negli ultimi due anni. Non si tratta solo di voglia di partecipare, i giovani chiedono responsabilità.

È una richiesta che non possiamo ignorare: ripetiamo spesso che si impara da piccoli a diventare grandi e che la democrazia è prima di tutto uno stile a cui veniamo educati. La nostra partecipazione dal 3 al 7 luglio a Trieste alle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia, ad esempio, è stata il nostro contributo “Al cuore della democrazia”, è la volontà di camminare nella Chiesa come testimoni di un progetto di cittadinanza attiva e impegno sociale per le nuove generazioni.

Abbiamo bisogno di riappropriarci del significato più profondo delle parole: la parola politica come forma di impegno irrinunciabile di cui non aver paura superando timidezza e settarismi, l’autonomia che è il contrario dell’individualismo e si realizza nella comunità come fondante della propria libertà.

Non dimentichiamoci la forma e il sapore della felicità che abbiamo gustato in questo anno di cammino insieme. Dobbiamo vivere sempre più i nostri territori per capire dove c’è bisogno della nostra azione educativa. Oggi noi qui vogliamo annunciare con forza che vogliamo essere felici generando felicità per gli altri. Con tutto quello che questo implica.

Il tempo che stiamo vivendo ci impone di non voltarci dall’altra parte, ma di sporcarci le mani per costruire il futuro. In un contesto sociale che spesso detta desideri alla velocità di un reel o di una storia, la nostra forza consiste nella tenacia di continuare a educare al sogno: noi capi ci impegniamo a guardare ai ragazzi e alle ragazze che abbiamo davanti, non a quelli che immaginiamo, e alle loro potenzialità, per guidarli a scoprire il gusto dei propri sogni e ad accogliere il progetto che Dio ha su di loro. Nostro dovere è accompagnarli a riconoscere nel proprio sogno la possibilità e la responsabilità di rendere il mondo migliore, intrecciando competenze personali e ciò che il contesto chiede loro.

Sappiamo bene che è una missione difficile e che il nostro modello educativo potrebbe sembrare -solo all’apparenza- troppo lungimirante. Ma conosciamo altrettanto bene quanto paga questo lavoro, quante vite piene sono fiorite grazie a quest’esperienza, che ha dentro di sé il tempo e la sapienza non degli uomini ma del Signore.

Vogliamo lasciarvi con 3 parole da portarvi a casa che a nostro avviso racchiudono il senso e le emozioni di questi giorni.

La prima è RESPONSABILI.

Aldo Moro diceva: “Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente al domani, credo che tutti accetteremmo di farlo, ma, cari amici, non è possibile; oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà”.

Mai come oggi c’è bisogno del nostro impegno per incidere ancora maggiormente nel tessuto sociale del nostro Paese. In questo, la Promessa scout continua a indicarci la strada maestra: essere buoni cittadini.

La seconda è, ovviamente, FELICI.

Etty Hillesum, scrittrice olandese ebrea vittima dell’Olocausto, scrive nei suoi diari mentre era reclusa ad Auschwitz: “Sembra si sia attuato in me un cambiamento che dura ancora: nei miei stati d’animo peggiori, nei momenti di depressione, avrei perso ogni contatto con l’altra me stessa. E questo adesso non accade più. Ora porto con me la mia tristezza e la mia gioia, e ogni altra cosa: l’una non esclude più l’altra e così è anche nelle mie relazioni con gli altri. Il sentimento che ho della vita è così intenso e grande, sereno e riconoscente, che non voglio neppur provare a esprimerlo in una parola sola”.

Ci prova Sant’Agostino a trovare questa parola, senza girarci troppo intorno: “Felicità è uno dei nomi di Dio”. Non stanchiamoci mai di cercare queste nome sulle nostre labbra, di urlarlo a sguarciagola nelle nostre vite, è un nostro diritto, è un nostro dovere.

L’ultima è NOI.
È un “noi” enorme, che non comprende solo chi è qui oggi. Ci sono dentro le nostre bambine e i nostri bambini, le nostre ragazze e i nostri ragazzi, le nostre capo e i nostri capi, anche quelli di domani. Ma non solo.

David Sassoli, caro amico della nostra comunità scout, diceva: “Nessuno deve restare indietro, nessuno deve sentirsi solo, nessuno deve non essere partecipe della vita della propria comunità. Stiamo vivendo un tempo di grandi sfide e dobbiamo sentire la necessità di recuperare il volto e la dignità delle persone”.

Care capo e cari capi dell’AGESCI, facciamo tesoro di queste parole e, da ultimo, non dimentichiamo quello che papa Giovanni Paolo II ci ha detto nel 2004: duc in altum!

È il nostro momento, la felicità è il nostro presente e il nostro futuro. Tocca a NOI. L’AGESCI c’è.